Per una cronologia parziale dei primi dieci anni dell’Archivio F. Conz

Pubblicato in

Fluxus in Italia

Il Canneto Editore, 2012

ISBN 9788896430378

Quando alcuni anni fa iniziai a collaborare con Francesco Conz, al fine di organizzare e storicizzare il suo Archivio, non immaginavo la valenza che tal lavoro avrebbe assunto. La fusione assoluta esistente tra Francesco Conz e il suo Archivio mi aveva portato a traslare ingenuamente le caratteristiche della sua creazione sulla sua persona. E’ assolutamente indubbio che l’Archivio è una creatura immortale, eterna, nella memoria di quanti hanno avuto la fortuna di entrarvi e rimanere basiti dalla quantità (e qualità) delle sue edizioni, dei suoi documenti e delle sue opere. Non è così per Francesco, del quale, pur vivendo ancora nel mito che si è caparbiamente costruito, dobbiamo nostro malgrado compiangere la scomparsa.
Di conseguenza, l’incarico di organizzare il suo Archivio si è trasformato in un’attività di documentazione storica di ciò che l’Archivio stesso è stato fino al giorno della morte del suo ideatore. Compito che, pur nella semplicità della sua possibile spiegazione, ha qualcosa di misterioso, di incomprensibile e di infinito. Lavoro divenuto eterno anch’esso quindi. Non tanto per la presunzione della valenza dell’opera svolta, ma nell’assoluta certezza che tale incombenza non avrà mai fine. Parlare dell’Archivio Conz vuol dire, in effetti, parlare dell’incommensurabile.
Quante infinite sorprese vi erano conservate? Nessuno lo sa.

Un giorno, pochi mesi dopo aver iniziato a lavorare all’Archivio, Francesco mi fece vedere una registrazione di un colloquio tra Conz e Di Maggio. Parlavano delle loro collezioni. Ciò che mi colpì fu che non si trattava di una comparazione o di una sfida tra collezionisti, ma piuttosto di una disquisizione sull’invisibilità dei loro tesori. Nessuno ha mai realmente visto le collezioni nel loro insieme (ma c’è da chiedersi se effettivamente siano visibili), tutti però ne parlano e vi attribuiscono opere o documenti. I due mecenati constatavano come proprio l’invisibilità delle loro collezioni ne accrescesse sia il mito che la presunta estensione. Si trattava di un vero e proprio dialogo metafisico.

Subito non compresi, ma poi pervenni all’illuminazione: la collezione Conz non esiste. Esiste solo il mito di tale collezione.
Solo l’idea e la volontà di Conz, la sua assoluta caparbietà e fedeltà alla costruzione dell’Archivio costituiscono la realtà dell’Archivio stesso. Tutto il resto non sono che orpelli, specchietti, oggetti. Per chiamarli con il loro nome: feticci.

Che il collezionismo sia da ricollegare al feticismo non ha niente di nuovo. Ma nella versione operata da Francesco Conz questo legame assumeva delle connotazioni mistiche. L’intima connessione operata all’interno del suo Archivio tra feticcio, opera d’arte ed ex-voto è qualcosa di straordinario ed unico.

Ma non è questa la sede per una tale analisi. Piuttosto sono qui chiamato a rendere conto delle iniziative Fluxus promosse da Francesco Conz nel corso degli anni. Ma è possibile dare una tale risposta? E’ anche questo un compito che ha dell’impossibile.

Ciò che caratterizzava fortemente l’Archivio F. Conz, e che lo rende un unicum, è la straordinaria volontà di dialogo continuo, serrato e produttivo che ha portato Francesco Conz a porsi come artefice di incontri, vero e proprio catalizzatore, in grado di legare tra di loro molti movimenti d’avanguardia. In buona sostanza, ciò che caratterizzava l’Archivio è che Francesco Conz non si accontentava di collezionare delle opere. Ciò che gli interessava era renderle possibili. Per questo motivo Francesco Conz è da considerare un vero e proprio mecenate del XX secolo. La sua passione per l’arte si è trasformata in qualcosa che ha poco a che vedere con le ragioni del mercato, così dominante per il mondo dell’arte contemporaneo, e che ricorda invece le vicende dei grandi mecenati del Rinascimento pronti a sacrificare generosamente il proprio patrimonio per il gusto del bello e dell’innovazione artistica. Parlare di munificenza è sicuramente fuori dal tempo, ma è proprio questo spirito che ha condotto Conz a proteggere e sostenere numerosi artisti e costruire le possibilità di una straordinaria storia di creazioni artistiche e di amicizie.

Il concetto di incontro è infatti la chiave per comprendere appieno lo sviluppo e l’influenza esercitata dall’Archivio nel corso di oltre trent’anni di attività. La grande capacità di Francesco Conz di creare un ambiente favorevole alla convivialità e allo scambio è ciò che ha permesso l’instaurarsi di rapporti che vanno ben al di là della mera produzione di alcuni oggetti per le Edizioni o per l’Archivio.

Per tutti questi motivi ciò che presento qui non può che essere un lavoro parziale e lacunoso.
L’enorme quantità di dati relativi alla sterminata produzione fotografica di Francesco, per essere ordinata, avrebbe bisogno di un lavoro molto meticoloso con riscontri estraibili dalle numerose pubblicazioni esistenti su Fluxus. In pratica: c’è la documentazione ma è difficile stabilire con certezza a quale performance o mostra si riferiscono. Era questo un lavoro che ci eravamo ripromessi di fare con Francesco….
Quindi, quello che si può realisticamente fare in questa sede è una sorta di cronologia dei primi dieci anni di attivita’ dell’Archivio.

Nel periodo asolano, che va dal 1973 al 1979 circa, Francesco Conz ospitò numerosi artisti delle neo-avanguardie accumulando moltissimi documenti e dando vita ad una serie di edizioni e pubblicazioni divenute oramai storiche. Molte di queste furono editate in collaborazione con le Edizioni Pari & Dispari o con le edizioni Beppe Morra, anche se in alcune di queste edizioni la collaborazione non e’ citata nei colophon.
I primi ospiti Fluxus furono Joe Jones (che vi si stabili’ fino al 1979), Nam June Paik e Charlotte Moorman, seguiti da Al Hansen, Jon e Geoffrey Hendricks e Takako Saito. Tutti ripetutamente presenti ad Asolo tra il 1974 e il 1978 dove realizzarono alcune performances opportunamente documentate dall’Archivio e divenute storiche: “Kosugi’s Chamber Music” di Kosugi Takeisha, “Zen Smile” di Nam June Paik interpretate da Charlotte Moorman e Nam June Paik nel 1974; “Running” di Al Hansen del 1974; “Between Two Points” di Geoffrey Hendricks del 1974/75, “Cello Sonata” di Mieko Shiomi ancora interpretata da Charlotte Moorman sul campanile di Asolo nel 1977.
Agendo d’impulso e mosso da un’enorme passione, il collezionista veneto acquisi’ nei primi anni Settanta importantissimi materiali storici: l’archivio fotografico inerente l’attività di Schwarzkogler (Nel 1973 Conz organizzò anche un incontro per l’autenticazione dell’archivio Schwarzkogler a cui parteciparono: Gunter Brus, Hermann Nitsch, Edith Adam, Hoffenreich e Joe Jones), l’archivio fotografico delle prime azioni di Nitsch, di Brus e di Muehl, una buona collezione di foto storiche di Peter Moore, alcune opere storiche di Maciunas e il completo archivio fotografico del movimento Guerrilla Art Action Group di Jon Hendricks e Jean Toche (questo grazie all’acquisizione delle foto di Jean Van Raay che fu ad Asolo con Al Hansen durante l’estate del 1974 a selezionare e sviluppare l’enorme documentazione fotografica inerente il movimento).
Ispirato più dalla passione che dalla premeditazione, Conz era così divenuto in breve tempo il punto di riferimento per le neo avanguardie nel Nord Italia attirando a sé numerosissimi artisti, oltre quelli già citati, che Conz volentieri ospitava: Brian Buczak, Philip Corner, Dick Higgins, Takeisha Kosugi, Milan Knizak, Alison Knowles, Peter Moore, Michael Morris, Carolee Schneemann, Daniel Spoerri, Bob Watts, Emmett Williams, Walter Marchetti, Otto Muehl, Giuseppe Desiato.

Tutto questo fino al 1979, un anno di radicali cambiamenti. In quell’anno Conz chiude ogni attività commerciale a Cittadella e si trasferisce a Verona, inizialmente in Piazzetta Pescheria, dedicandosi unicamente all’arte ed all’Archivio. Qui collaborerà inizialmente anche alle Edizioni Factotum. Poi, quando Sarenco traslocò ad Illasi per aprirvi la mitica Domus Jani, Conz prese possesso dell’appartamento in Vicolo Quadrelli, già sede delle Edizioni Factotum. L’appartamento diverrà così una vera e propria fucina dei miracoli, uno dei luoghi d’incontro e di lavoro più importanti di Verona, e non solo, per quanto riguarda le neo-avanguardie. In vicolo Quadrelli transiteranno praticamente tutti i più importanti artisti internazionali: Joseph Beuys, Herman Nitsch, Allan Kaprow, Eugen Gomringer, i fratelli De Campos, Henri Chopin, Jacques Spacagna, Lawrence Ferlinghetti, Robert Ashley, Ay-O, Giuseppe Chiari, Jean Dupuy, Robert Filliou, Juan Hidalgo, Esther Ferrer, Alice Hutchins, Jackson MacLow, Ralph Ortiz, Charles Morrow, Alain Satié, Philip Broutin, Ben Patterson, Gunther Brus, e moltissimi altri. Artisti che spesso si trovarono ospiti contemporaneamente di Francesco Conz come è ampiamente testimoniato dalla incredibile documentazione fotografica conservata nell’Archivio stesso.
Come rendere conto di una così fitta rete di rapporti e della conseguente poliedrica attività artistica?

1973-1983: ALCUNI DEI PRINCIPALI AVVENIMENTI ARCHIVIO F. CONZ

ASOLO (Palazzo Baglioni Via Belvedere 1973-1979)

Nicola, [07/09/2022 10:53]
1973 – Joe Jones – Concerto e Mostra personale in Palazzo Baglioni
(settembre) – Jones si stabilisce ad Asolo fino al 1979
1973 – Gunther Brus – ospite ad Asolo dipinge “La Croce del Veneto”
1973 – Hermann Nitsch – realizza ed allestisce la “Asolo Raum”

1974 – Joe Jones – realizza la “Sound Sculpture”
1974 – Jean Van Raay – ospite ad Asolo autentica l’archivio GAAG (giugno)
1974 – Al Hansen – performance “Running” (luglio) documentazione
fotografica di Jean Van Raay
1974 – Otto Muehl – ospite ad Asolo realizza alcuni dipinti
1974 – Charlotte Moorman e Nam Jun Paik – performance: “Kosugi’s
Chamber Music” (documentata poi nell’omonima edizione del 1981)
1974 – Charlotte Moorman e Nam Jun Paik – performance: “Zen Smile”
1974 – Geoff Hendricks – Performance: “Between two points” – Asolo e Rosa
Pineta (luglio ’75) (documentata poi nell’omonima edizione del 1975
in collaborazione con Pari&Dispari)

1975 – Hermann Nitsch – performance “Requiem for Schwarzkogler” (22
febbraio 1975)
1975 – Peter Moore – ospite ad Asolo autentica alcune foto presenti
nell’archivio e collabora alla realizzazione dell’edizione di Paik &
Moorman “Untitled (Retrospective 1964 – 1974)”
1975 – Alison Knowles – ospite ad Asolo
1975 – Geoff Hendricks – ospite ad Asolo realizza l’edizione “Between Two
Points” e consegna a Francesco Conz alcune opere storiche di
George Maciunas
1975 – Otto Muehl ospite ad Asolo
1975 – Mostra ZAJ alla Galleria Multhipla (Marchetti e Hidalgo) 9 aprile
1975 – Takako Saito si stabilisce ad Asolo per sei mesi e realizza una
istallazione interattiva nella galleria della casa di via Belvedere
1975 – Gerhard Ruhm ospite ad Asolo

1977 – Alison Knowles – ospite ad Asolo realizza l’edizione “Leone d’Oro”
1977 – Charlotte Moorman – performance Mieko Shiomi’s “Cello Sonata” sul
Campanile di Asolo
1977 – Joe Jones realizza l’edizione “History of the Music Bike” (in
collaborazione con Pari&Dispari) – performance a Cavriago
1977 – Carolee Schneeman – ospite ad Asolo realizza l’edizione “More than
Meat Joy”
1977 – Takehisa Kosugi ospite ad Asolo – Performance “Anima 7”
1977 – Philip Corner ospite ad Asolo realizza: “Metal Meditations”, “Early
Fluxus Music Action” e “Metelelementus”

1979 – Dick Higgins – ospite ad Asolo inizia la realizzazione dell’edizione
“New York, 1959-1960”
1979 – Bob Watts – ospite ad Asolo inizia l’edizione “Notes and Sketches, 1964-1966”
1979 – Milan Knizak – ospite ad Asolo prepara l’edizione “Destroyed Music”
terminata l’anno successivo

VERONA (Piazzetta Pescheria 1979-1983)

1980 – Jones Joe – “Kinderkonzert” presso il Caffè Centrale di ASOLO
1982 – Banchetto Fluxus in onore di Filliou (giugno 1982) con la
partecipazione di Robert Filliou, Joe Jones, Dick Higgins, Emmett
Williams, Malcolm Goldstein. Durante la serata vennero eseguite
numerose performances. Documentazione fotografica di Fabrizio
Garghetti
1982 – Bob Watts ospite a Verona termina l’edizione “Notes and Sketches
1964-1966″ – Alla serata di presentazione parteciparono oltre a
Watts, Giuseppe Chiari, Eric Andersen, Giuseppe Desiato (marzo 82)
1983 – Charlotte Moorman è ospite a Verona e realizza la performance di
Giuseppe Chiari “Per arco” (documentata poi nell’omonima edizione
del 1985)