Nate nel lontano 1972, le Edizioni Conz hanno costituito sin dall’inizio il principale motore dell’Archivio F. Conz. Un cuore pulsante che ha generato un flusso continuo di vitalità rendendo l’Archivio non un luogo dedito alla stantia accumulazione museale, ma una struttura vivente e propulsiva. L’Archivio e le Edizioni formavano una struttura organizzativa e produttiva autosufficiente, completa, assolutamente inscindibile e interattiva. Le connessioni che legavano le due principali creazioni del collezionista veneto erano così profonde che l’uno non sarebbe esistito senza le altre e vice versa. In fatti, gran parte dell’Archivio, nella sua parte documentale fotografica ed epistolare, raccoglieva la documentazione inerente la realizzazione degli oltre 400 progetti editoriali. Le bozze, le prove di stampa, la corrispondenza, la documentazione fotografica costituivano un patrimonio enorme che testimoniava la vitalià dell’Archivio e delle relazioni, spesso giocose e informali, che Francesco Conz istaurava con tutti gli artisti con cui ha lavorato. Migliaia di disegni, lettere e fotografie testimoni di una attività costante, frenetica e assolutamente unica.
Ciò che caratterizzava fortemente l’Archivio F. Conz, e che lo rendeva un unicum, era la straordinaria volontà di dialogo continuo, serrato e produttivo che portava Francesco Conz a porsi come artefice di incontri, vero e proprio catalizzatore, in grado di legare tra di loro molti movimenti d’avanguardia. Francesco Conz non si è mai accontentato di collezionare delle opere. Ciò che gli interessava era renderle possibili. Per questo motivo Francesco Conz è da considerare un vero e proprio mecenate del XX secolo. La sua passione per l’arte era qualcosa che aveva poco a che vedere con le ragioni del mercato, cosi’ dominante per il mondo dell’arte contemporaneo, e che ricordava invece le vicende dei grandi mecenati del Rinascimento pronti a sacrificare generosamente il proprio patrimonio per il gusto del bello e dell’innovazione artistica. Parlare di munificenza è sicuramente fuori dal tempo, ma è proprio questo spirito che ha condotto Conz a proteggere e sostenere numerosi artisti e costruire le possibilità di una straordinaria storia di creazioni artistiche. Una esperienza unica che ha portato nel corso della sua attivita’ numerosi artisti internazionali a lavorare nel territorio veneto avvalendosi delle capacità e delle possibilità offerte dalle numerose piccole aziende presenti.
Primo passo per la costituzione di quello che è stato uno dei più importanti archivi al mondo fu un viaggio a New York testimoniato dal libro “Winterreise. From Asolo to New York and vice versa” edito da Conz nel 2007. Un viaggio fondamentale di cui Conz stesso parlava in termini mistici collegandolo al viaggio a Damasco di San Paolo. Una vera e propria conversione. Questo viaggio è da considerarsi quindi il primo, forse inconsapevole ma fondamentale passo di costituzione di quello che sarebbe divenuto l’Archivio F. Conz.
A New York Conz, accompagnato da Brus e Nitsch, incontrò alcuni dei più importanti artisti dell’avanguardia newyorkese con i quali riuscì ad istaurare un rapporto d’amicizia che gli permise di invitarli ad Asolo. I primi ad attraversare l’oceano su suo invito furono Nam June Paik e Charlotte Moorman, seguiti da Al Hansen, Jon e Geoffrey Hendricks.
Questi primi cinque, ripetutamente presenti ad Asolo tra il 1974 e il 1978, realizzarono alcune performances che costituiscono la storia sia dell’Archivio che di Fluxus in Italia: “Kosugi’s Chamber Music” di Kosugi Takeisha, “Zen Smile” di Nam June Paik interpretate da Charlotte Moorman e Nam June Paik nel 1974; “Running” di Al Hansen del 1974; “Between Two Points” di Geoffrey Hendricks del 1974/75, “Cello Sonata” di Mieko Shiomi ancora interpretata da Charlotte Moorman sul campanile di Asolo nel 1977.
In seguito, sempre ospiti di Conz, arrivarono ad Asolo: Takako Saito, Peter Moore, Alison Knowles, Bob Watts, Philip Corner, Emmett Williams, Carolee Schneemann e molti altri.
Va ricordato che Conz conobbe Emmett Williams, Ann Noel, Dick Higgins e Alison Knowles già nel 1974 in un secondo viaggio attraverso il nord degli Stati Uniti, da New York al Wermount, accompagnato questa volta da Charlotte Moorman e Frank Pileggi.
Viaggi quindi con grandi conseguenze, non solo per la possibilità offerta agli artisti coinvolti da Francesco Conz nella realizzazione di opere, ma soprattutto per l’avvio di quella esperienza fatta di collaborazioni che furono le Edizioni Conz.
Ma l’attivià dell’Archivio non è limitabile alla sola storica esperienza asolana.
Nel 1979, anno di radicali cambiamenti, Conz chiuse ogni attività commerciale a Cittadella e si trasferì a Verona, in Piazzetta Pescheria. Poi, nei primi anni Ottanta, prese possesso dell’appartamento di Vicolo Quadrelli che si trasformò piano piano in una vera e propria fucina dei miracoli divenendo uno dei luoghi d’incontro e di lavoro più importanti di Verona, e non solo, per quanto riguarda le neo avanguardie. Vi furono ospiti praticamente tutti i piu’ importanti artisti internazionali da Joseph Beuys, Herman Nitsch, Allan Kaprow, Eugen Gomringer, i fratelli De Campos, Henri Chopin, Jacques Spacagna, Lawrence Ferlinghetti, Robert Ashley, Ay-O, Giuseppe Chiari, Jean Dupuy, Robert Filliou, Juan Hidalgo, Esther Ferrer, Alice Hutchins, Jackson MacLow, Ralph Ortiz, Charles Morrow, Alain Satié, Philip Broutin, Ben Patterson, Gunter Brus, e moltissimi altri.
Per quanto riguarda la storia delle edizioni, va sicuramente segnalato che fu a Verona, a seguito dell’incontro e delle discussioni con Bob Watts, che nacque l’idea e la successiva realizzazione di quelle grandi serigrafie su tela che nel corso del tempo sono divenute una delle forme più riconoscibili e caratteristiche delle Edizioni F. Conz. A Bob Watts il collezionista veneto riconobbe infatti il merito di aver portato le sue Edizioni ad un livello di specializzazione tecnica e raffinatezza di risultato impensabile prima del loro incontro.
Il concetto di incontro è sicuramente la chiave per comprendere appieno lo sviluppo e l’influenza esercitata dall’Archivio nel corso di oltre trent’anni di attività. La grande capacità di Francesco Conz di creare un ambiente favorevole alla convivialità e allo scambio è ciò che ha permesso l’instaurarsi di rapporti che vanno ben al di là della mera produzione di alcuni oggetti per le Edizioni o per l’Archivio.
L’incontro è alla base di uno di più importanti progetti concepiti dal mecenate veneto e che la sua morte ha, per il momento, reso impossibile terminare: “La Livre. An Homage to Ezra Pound”. Il progetto, che ho avuto la fortuna di curare nelle sue fasi finali, ha coinvolto oltre sessanta artisti internazionali che sono stati ospitati in piccoli gruppi a Brunnenburg dove hanno realizzato, ad iniziare dalla metà degli anni Ottanta e fino a tutto il 2009, una serie impressionante di lavori (oltre seimila !) dedicati al grande poeta americano. I lavori, accuratamente collezionati e divisi in 15 libri, costituiscono la più monumentale edizione (mai, purtroppo) realizzata da Francesco Conz. L’idea di organizzare dei workshops nel castello di Brunnenburg, castello dove Pound visse gli ultimi anni della sua vita, è forse l’esempio più chiaro di come l’incontro e lo scambio siano stati fondamentali nella storia dell’Archivio e delle Edizioni. I workshops per il progetto “La Livre. An Homage to Ezra Pound”, oltre ad essere dei veri e propri eventi storici che permisero di lavorare assieme, nelle stanze poundiane e ad uno stesso tema, molti dei più importanti poeti sperimentali del Novecento, rendono espliciti quei legami sotterranei che hanno guidato Francesco Conz nelle scelte operate per la costituzione della sua collezione donandone un’unita’ e una coerenza che va ben al di la’ del pur importante riferimento alla “intermnedialita’”.
Gli incontri per la realizzazione delle edizioni sono state spesso anche l’occasione per la esecuzione di opere originali che sono andate ad arricchire la collezione Conz. Oltre alla famosissima “Asolo Raum” di Hermann Nitsch e gli altrettanto famosi “Cardinali” di Gunter Brus, sono da ricordare gli interventi di Lemaitre sull’edizione di Isou “La formule de l’amour prodigeux”, la serie “Underwear” realizzata da Lawrence Ferlinghetti e gli straordinari libri d’artista realizzati da Jacques Spacagna, Ann Noel, Al Hansen, Emmett Williams e molti altri.
Le edizioni Fluxus
La frequentazione del gruppo internazionale Fluxus e il costante impegno a sostegno delle iniziative del gruppo stesso è forse l’aspetto più conosciuto dell’Archivio e delle Edizioni Conz. Ma l’enorme corpus editoriale conziano comprende anche: Lettrismo, Azionismo Viennese, Gorgona, ZAJ, Poesia Visiva, Poesia Concreta e Poesia Sonora.
Per rimanere a Fluxus le pubblicazioni iniziarono già a partire dai primi anni Settanta e si svilupparono in numerose e articolate collaborazioni finalizzate alla realizzazione di progetti molto differenti tra loro: dalle scatole di reperti, come “Between Two Points” di Geoff Hendricks, ai multipli, come le “Music Box” di Joe Jones, il “Crome-Plated Bronze Cabbage” e la “Tit Box” di Bob Watts, dalle serie di “Cello” in legno di Charlotte Moorman, fino alla serie di ceramiche realizzate da Milan Knizak; dalle cartelle di grafiche come la “Early Fluxus Music” di Philip Corner, “Tangram I” e “Tangram II” di Emmett Williams, alle numerosissime edizioni su tela che dai primi anni Ottanta hanno caratterizzato le edizioni di Francesco Conz.
Tra le edizioni più importanti inerenti Fluxus vanno sicuramente menzionate le cartelle che rispondono ad un intento storico documentale dei primi anni di attività del movimento.
La più importante di questa serie è sicuramente quella di Charlotte Moorman e Nam June Paik conosciuta come “Untitled (Retrospective 1964 – 1974)”. Edita in 15 copie consiste di tre grandi album (cm. 55×75) contenenti: 59 foto bianco e nero e 15 a colori di Peter Moore (firmate da Moorman/Paik/Moore) delle più importanti e famose performances che i due artisti hanno tenuto tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta sia assieme che separatamente; 5 serigrafie originali di Paik (cm 50×60); 1 disegno originale di Paik corredato di un testo originale ed alcune fotocopie inerenti il primo anno di attività congiunta; la registrazione sonora del famoso processo per pornografia della Moorman; 1 copia del catalogo della mostra di Paik del 1974 all’Everson Museum of Art contenente un disegno originale di Paik; ed una copia del New Yorker del maggio 1975 contenete un disegno di Paik.
Della stessa serie storico-documentale fanno parte le due edizioni di Dick Higgins: “1959-1960” e “1961/2/3”. Le due cartelle (il progetto iniziale ne prevedeva cinque), edite rispettivamente in 30 + 5 esemplari e 50 + 5 esemplari, contengono numerose fotografie e documenti (anche sonori nella seconda cartella) minuziosamente annotati dallo stesso Higgins e documentano le prime attivita’ performative dell’artista e alla nascita del gruppo Fluxus a New York.
“Joe Jones in New York” e “Joe Jones in Europe” rendono invece conto dell’attività di Joe Jones a New York, a partire dal 1963, e la successiva attività europea dal 1973 al 1975. Anche in questo caso molte delle foto contenute nelle cartelle sono di Peter Moore, oltre che di Gisela Scheidler. Le due cartelle furono poi riunite in un unico contenitore che lo hanno reso, in quanto a dimensioni finali, uno degli oggetti più importanti e monumentali editato da Conz per quanto riguarda Fluxus.
Altro oggetto monumentale in ambito Fluxus e’ “Kochrezepte in 10 portfolios” di Daniel Spoerri. Si tratta di una scatola di legno di cm. 57x53x33, con un Tableau-piège originale su uno dei lati, contenente i dieci volumi di ricette redatte da Spoerri ed illustrate da 10 artisti scelti da Spoerri stesso (Attersee, Blume, Hofkunst, Luginbuehl, Schroer, Schwegler, Topor, Duwen, Gerstners e Roth)
Ma per quanto riguarda le dimensioni il primato spetta sicuramente ad Eric Andersen ed ai 50 metri della sua serigrafia su tela dal titolo “The Banner”. Edita nel 1987 in 6 + 1 esemplari è forse il progetto più folle realizzato da Conz. Edizione di cui esistono fotografie solo di alcuni particolari scattate durante la realizzazione ma che non è mai stato possibile vedere esposta nella sua interezza. L’unico tentativo di esposizione prevedeva che la tela fosse trainata da una nave lungo il Danubio. Ma la tela si staccò e finì sul fondo del fiume. Un vero fallimento per quanto riguarda la visibilità dell’opera ma un enorme successo per la mitologia Fluxus !
Sempre per quanto riguarda le edizioni su tela sono da ricordare sicuramente: “Fluxus Island in Décollage Ocean” e “Opera Sexotronique” di Nam June Paik, le trentotto tele di Jean Dupuy, la serie “Flux Med” composta di 28 tele di Bob Watts e le 21 tele di Gorge Brecht. Ed ancora la serie di “Anatomy in the Sky” di Geoff Hendricks, quelle di Emmett Williams, Philip Corner, Ay-O, Ann Noel, Ken Friedman, Dick Higgins, Dorothee Iannone, Tom Johnson, Milan Knizak, Alison Knowles, Jackson MacLow, Ben Patterson, etc. etc.
Ci sono poi gli oggetti. Dalle 9 ceramiche di Knizak, ai gioielli di Dupuy, Knowles e Patterson, gli strumenti musicali di Jones, le campane di Corner per finire con lo straordinario “Void” di Geroge Brecht.
Vorrei infine ricordare uno degli ultimi miracoli di Francesco Conz: la conversione di Lawrence Ferlinghetti al verbo Fluxus testimoniata dalle due serie di tele dal titolo “Il Verbo Fluxare”, realizzate dal poeta americano nel 2000, e dalla straordinaria serie di “Underwear” del 2008.