La ricerca verbo-visuale del XX secolo e Francesco Conz

Testo pubblicato in

Visual Poetry. L’avanguardia delle neoavanguardie.
Mezzo secolo di Poesia Visiva, Poesia Concreta, Scrittura Visuale

Edizioni Skira, 2014

____

Una versione aggiornata e rivista dell’articolo è stata pubblicata in

Verbovisioni.
Due incontri all’accademia di Belle Arti di Venezia

Ed. Mimesis, 2017

L’Archivio Francesco Conz è conosciuto a livello internazionale per i suoi legami con Fluxus e con l’Azionismo Viennese. Certamente sia l’uno che l’altro hanno avuto un ruolo fondamentale per la nascita dell’Archivio stesso, per il suo sviluppo e per la sua fama internazionale (a questo proposito basta leggere il resoconto del famoso Winterreise compiuto da Franecsco Conz nel 1974)(1). Durante la redazione del libro dedicato alle edizioni dell’Archivio, libro purtroppo rimasto non stampato a causa della prematura morte di Francesco Conz, ho pero’ potuto constatare che il fulcro della ricerca portata avanti dal mecenate asolano nel corso della sua vita è forse da ri-centrare sulla poesia.
Le ricerche poetiche, in particolare quelle verbo-visuali sviluppatesi a partire dalla fine degli anni Cinquanta, non solo fanno la parte del leone nell’enorme produzione di multipli, libri ed oggetti editati da Conz, ma hanno anche giocato un ruolo fondamentale nel segnare le direttrici di sviluppo di questa straordinaria esperienza.

Se è vero che la sua famosa “conversione” è avvenuta in seguito all’incontro con Joe Jones ed Hermann Nitsch, è altrettanto vero che assieme a questi due personaggi Francesco Conz incontra Gerhard Ruhm. Dopo le ricerche avanguardiste in ambito musicale, Ruhm aveva fondato alla metà degli anni Cinquanta il Wienner Gruppe avviando così una ricerca poetica di frontiera tra poesia visiva, sonora e performativa. Presenza centrale e costante durante tutti i primi incontri svoltisi in casa Conz ad Asolo, Gerhard Ruhm sarà uno dei primi poeti ad essere pubblicato da Conz nel 1976 con le sue “Automatischezeichnungen 1971/73”. Con il poeta austriaco inoltre Conz realizzerà negli anni successivi ben ventidue edizioni su tela riproducenti alcune sue famose poesie concrete ad iniziare da quelle risalenti al 1956 e successivamente la serie di 11 tele dal titolo “Klangkorper”.

Ma non è solo il poeta viennese ad influenzare le scelte del mecenate asolano. Nel 1975, in un secondo viaggio negli USA, Conz passò molto tempo con Emmett Williams, Ann Noel, Dick Higgins e Alison Knowles che lo raggiungeranno ad Asolo poco dopo il suo rientro. Higgins e Williams erano in quegli anni particolarmente coinvolti nello studio e nella diffusione delle ricerche poetiche verbo-visive ed è quindi naturale pensare che tali ricerche furono argomento di ampie discussioni con il nuovo amico e mecenate europeo. Per sottolineare il tenore di queste possibili conversazioni ricordiamo che Emmett Williams, oltre al suo coinvolgimento nel cosiddetto Circolo di Darmastad assieme a Daniel Spoerri e Claus Bremer già nel 1957, fu autore nel 1967 di “An Anthology of Concrete Poetry” (pubblicata dalla Something Else Press, casa editrice fondata e diretta da Higgins), seguita nel 1973 da “Open Poetry. Four Antholgies of Expanded Poems”. Dick Higgins invece, oltre ad editare numerosi poeti sperimentali, pubblicò nel 1987 la straordinaria ricerca storica sulla poesia visiva dal titolo “Pattern Poetry. Guide to an Unknown Litterature”.

Due figure sicuramente centrali quindi per la “formazione” poetica di Francesco Conz e ai quali il collezionista veneto si lego con una profonda e duratura amicizia e, ovviamente, una produttiva collaborazione.
Numerose sono in fatti le edizioni realizzate da Conz con Emmett Williams e quasi tutte prediligendo le opere di poesia concreta e visuale alle opere più Fluxus. Da “Meditation n° 1” del 1958 e “Soldier” del 1970, entrambe realizzate su tela per le Edizioni Conz nel 2001, e passando dal famoso “Alphabet square” del 1956 sono oltre venti le edizioni “concrete” del poeta americano nel corpus editoriale conziano. Lo stesso vale per Higgins di cui pubblicò tra le altre: “Labyrinth” nel 1989 e “Homage to Villon” nel 1990.

Tutte queste edizioni “concrete” e “visive” sono fortemente caratterizzate da un intento storico documentale, già ricordato in un altra occasione analizzando le edizioni Fluxus (2), ed espresso chiaramente anche nella scelta di pubblicare, ad esempio: “Schweigen” e “Wind” opere di Eugen Gomringer risalenti al 1953 (ma con Gomringer Conz realizzo’ nel corso degli anni ben sedici edizioni); “Poema fonetico n.10” e “Ventimila anni avanti Cristo” realizzate da Mimmo Rotella nel 1956 (fondamentali testi per quanto riguarda l’evoluzione della Poesia Sonora internazionale) o ancora “12 Hypergraphies Polylogues” del 1964 di Isidore Isou (con il quale realizzò complessivamente ben ventiquattro edizioni su tela comprendenti la straordinaria serie “Initiation à la haute volupte”).

Ma per capire a fondo il ruolo giocato dalla poesia sperimentale nelle scelte di Francesco Conz bisogna rivolgere l’attenzione al suo progetto editoriale più ambizioso e purtroppo rimasto anch’esso impubblicato e che ho avuto la fortuna di curare nelle sue fasi finali.
Nel 1987, esattamente l’anno dopo aver realizzato una serie impressionante di edizioni su tela di poesia concreta e visiva (opere di: Arthur Aeschbacher, Robert Ashley, John Furnival, Arrigo Lora Totino, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri, Richard Kostelanetz, Robert Lax) Francesco Conz iniziò un grande omaggio a Ezra Pound, che lo impegnerà fino alla morte, coinvolgendo oltre sessanta poeti internazionali nella produzione di oltre seimila opere originali in un formato standard di 24.5 x 35 cm. che dovevano confluire in una edizione di complessivi 15 libri dal titolo “La Livre. An Homage to Ezra Pound”. A Francesco Conz non è mai piaciuto fare cose in piccolo…

Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini e Arrigo Lora Totino, furono i protagonisti del primo di una lunga serie di workshops organizzati al castello di Brunenburg a Merano, residenza di Ezra Pound negli ultimi anni della sua vita. Con il benestare di Mary De Rachelwitz e sotto l’occhio ancora vispo di Olga Rudge, sfilarono nelle sale poundiane i più importanti poeti “storici” delle neo-avanguardie: Eugen Gomringer, Henri Chopin, Bernard Heidsieck, Heinz Gappmayr, Pierre Garnier, Bohumila Grògerova’, Ladislav Novak, Haroldo ed Augusto De campos, Decio Pignatari, Franz Mon, Dick Higgins (commovente la sua video-intervista ad Holga Rudge), Emmett Williams e così via fino ad esaurimento delle capacità economiche di Conz che, indomito e per niente soddisfatto, coinvolse epistolarmente numerosi altri poeti: Bern Porter, Seiichi Niikuni, Michel Seuphor, John Giorno, Alain Arias-Misson, Julien Blaine, Shutaro Mukai, Clemente Padin, Lamberto Pignotti, Sarenco, Steve McCaffery, Karel Trinkewitz, Jerome Rothemberg, Vagn Steen per arrivare infine al coinvolgimento di un poeta come Lawrence Ferlinghetti che dimostra le grandi capacità persuasive di Francesco Conz.

Ezra Pound, in effetti, pur essendo riconosciuto da molti dei poeti che hanno partecipato al progetto come un riferimento fondamentale per lo sviluppo della poesia sperimentale del Novecento grazie all’utilizzo degli ideogrammi cinesi nei suoi “Cantos”, era allo stesso tempo inviso per la sua vicinanza al fascismo. Ma il suo valore come poeta innovatore va ben al di là di una infatuazione occorsa a molti intellettuali in quegli anni…

Tralasciando però queste precisazioni, e tornando ai workhops organizzati in suo omaggio, è da sottolineare come essi furono l’occasione per Francesco Conz per realizzare numerose altre famose edizioni su tela come quelle di Henri Chopin, Augusto De Campos, Robert Lax, Michel Seuphor, John Furnival, John Giorno etc.
Tutte queste edizioni dimostrano quanto Francesco Conz fosse interessato alla poesia sperimentale e testimoniano di un suo impegno costante e sistematico atto a documentare e diffondere i principi estetici espressi da tali ricerche.
In questo senso va forse riletta anche la sua passione per la riproduzione su tele di grande formato di alcuni “classici” della poesia concreta e visiva (oltre che di Fluxus, ovviamente). Una passione che a mio avviso è stata fortemente influenzata da due importanti momenti di svolta nell’evoluzione della poesia sperimentale.

Il primo è sicuramente reperibile in Carlo Belloli. Nei suoi famosi “Testi-poemi murali” del 1943, il poeta allora futurista prefigura che un giorno la poesia non sara’ più letta da un pregiato libro riccamente rilegato comodamente seduti in poltrona, immagine stereotipata di una borghesia/aristocrazia passatista, ma bensì incontrata per strada o in casa sotto forma di grandi manifesti. Questo testo di Belloli, oltre che anticipare la poetica della Poesia Visiva, serviva da introduzione ad alcuni testi squisitamente concreti che fanno del poeta milanese il padre ante litteram della Poesia Concreta internazionale.(3) Come non rimanere affascinati dalla straordinaria similitudine di intenti e non interpretare la passione per le edizioni su tela di Conz come estensione e concretizzazione del sogno di Belloli?

Il secondo momento di svolta è costituito dal famoso festival “Parole sui muri” organizzato a Fiumalbo nel 1967 da Adriano Spatola proprio utilizzando l’affissione di manifesti poetici. Nella piccola cittadina dell’appennino modenese avvenne in fatti l’incontro dei più importanti operatori internazionali del settore e si crearono (o rinsaldarono) quei contatti che permisero una collaborazione diffusa e militante tra i vari poeti consolidandone lo sviluppo internazionale.

Ebbene, sembra proprio che Francesco Conz, pur non avendo mai purtroppo lavorato ne’ con Belloli ne’ con Spatola, si sia impegnato anima e corpo a realizzare questa visione “murale” della poesia contemporanea contribuendo cosi’ non poco al suo sviluppo.
La scelta degli ingrandimenti, oltre all’inconsapevole omaggio a Belloli e quello forse più consapevole a Spatola, evidenzia un approccio alla poesia che, proprio grazie all’ingrandimento di componimenti pensati per piccoli supporti cartacei, ne esalta la coerenza compositiva e l’equilibrio formale riformulandone le modalita’ di fruizione.

Tutto ciò avvalora la tesi iniziale di riconsiderazione del ruolo giocato dalle ricerche verbo-visulai nello sviluppo dell’esperienza editoriale e collezionistica conziana. Se da una parte i legami con Fluxus e l’Azionismo Viennese ne hanno costruito la fama internazionale, è senza dubbio la poesia sperimentale ad averne costituito le basi teoriche filosofico-estiche.


Note:
1)”Winterreise From Asolo to New York and viceversa 1974″ Ed. F. Conz, 2007 ed in edizione italiana pubblicato da Edizioni Gutenberg, 2009

2)P. Peterlini, “Le edizioni Conz. Piccola introduzione storica e focus sulle edizioni Fluxus” in “Fluxus Jubileum. L’ultima avanguardia del Novecento nelle collezioni venete”, Antigua Edizioni, 2012

3) Non è questa la sede di un approfondimento dell’influenza esercitata da Carlo Belloli sullo sviluppo della Poesia Concreta e Visiva, ma ricordiamo almeno come Belloli entri in contatto a Roma con Emilio Villa e il brasiliano Waldemar Cordeiro già nel 1945. Nello stesso hanno è presente per studio a Roma Eugen Gomringer. La prima mostra in Brasile di Belloli è del 1951, vale a dire un anno dopo dell’arrivo nel paese sudamericano di Villa ed un anno prima della fondazione del Gruppo Noigandres di Pignatari e i fratelli De Campos. Ma per un approfondimento rinvio agli studi sull’argomento sviluppati da Paola Rolli.