La sperimentazione artistica ha sempre cercato nuovi linguaggi, nuove vie per esprimere significati complessi e stratificati. Negli anni Sessanta, il fumetto ha acquisito una valenza inedita all’interno delle pratiche artistiche e poetiche sperimentali, in particolare nella poesia concreta e visiva. La loro capacità di giocare con i codici della comunicazione di massa e dell’immaginario popolare ha offerto un terreno fertile per esplorazioni poetiche che, fino a quel momento, erano considerate avanguardie linguistiche e iconografiche. Il presente saggio esplora il legame tra poesia sperimentale e fumetto, con un focus particolare sull’influenza che il linguaggio del fumetto ha avuto nella pratica della poesia concreta e visiva, sulla base della riflessione di Patrizio Peterlini.
Il fumetto nella nascita della poesia visiva
Nel 1963, a Firenze, il Gruppo ’70 organizzò un convegno intitolato “Arte e Comunicazione”, che segna la nascita ufficiale della poesia visiva italiana. Questo gruppo, che comprendeva poeti come Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini, cercava di aprire la poesia a nuovi linguaggi, includendo quelli tecnologici e mass-mediatici. Il fumetto, come linguaggio visivo e narrativo, divenne uno degli strumenti di questa nuova forma poetica, rompendo con la tradizione del linguaggio poetico puro.
Lamberto Pignotti sosteneva che non esistesse un linguaggio poetico universale, ma che fosse piuttosto la finalità con cui un determinato linguaggio viene utilizzato a determinare la poeticità di un’opera. Questo concetto, apparentemente rivoluzionario, sdoganò il fumetto come linguaggio possibile e utilizzabile a livello letterario, non più relegato al solo svago infantile. Per la prima volta, una generazione cresciuta con i fumetti iniziava a vedere in questo medium una possibilità di espressione artistica seria e articolata.
L’influenza del fumetto sull’estetica poetica
Nel corso del convegno del Gruppo ’70, Pignotti dichiarò di essere stato esteticamente più influenzato da Flash Gordon che da James Joyce, sancendo simbolicamente l’importanza del fumetto nella formazione culturale di molti artisti e poeti sperimentali del periodo. I poeti visivi del Gruppo ’70, in particolare Pignotti e Miccini, furono tra i primi a riconoscere nel fumetto un linguaggio complesso, capace di operare su livelli estetici e concettuali molto sofisticati. Il disegno, l’impaginazione e la sinteticità onomatopeica del linguaggio del fumetto furono tratti che influenzarono direttamente la poesia visiva e concreta.
Il fumetto offriva la possibilità di un linguaggio ibrido, in cui testo e immagine si fondevano per creare una narrazione simultanea. Un esempio lampante è la rivista Géranonymo, creata da Julien Blaine nel 1972, il cui impaginato imitava esplicitamente l’estetica dei fumetti. Blaine creò per la testata un finto personaggio di fumetti: Géranonymo (Géronimo anonimo), che faceva un po’ il verso a Tex Willer, ma al suo interno la rivista proponeva contenuti politici, artistici e poetici. Nel primo numero Blaine pubblica un proprio lavoro il cui contenuto narrativo si sviluppa attraverso una sequenza di immagini e testi che richiama la struttura grafica delle graphic novel.
Il détournement situazionista e il fumetto
Una delle tecniche più comuni utilizzate dai poeti visivi nel loro approccio al fumetto era il détournement, una pratica ispirata dal movimento situazionista che consiste nel sottrarre un oggetto dal suo contesto originale e trasformarne il significato. In questo caso, il fumetto veniva spesso stravolto e utilizzato per veicolare messaggi di critica sociale e politica. Un esempio è la serie “Cartoons” di Gianni-Emilio Simonetti, in cui i balloon dei personaggi del fumetto venivano riempiti di slogan sovversivi e messaggi di guerriglia, come avviene nell’opera Non disperate….
Anche Sarenco, importante poeta visivo italiano, utilizza questa tecnica nel suo lavoro Il popolo è forte armato vincerà, dove mescola immagini iconiche della storia dell’arte con fumetti per creare opere che trasmettono un messaggio politico esplicito. Questo tipo di détournement, che altera il significato originale di un’opera per trasmettere un nuovo messaggio, è una delle strategie utilizzate dalla poesia visiva nella sua azione di “guerriglia semiologica”.
Il fumetto come costruzione di microstorie
L’utilizzo del fumetto nella poesia visiva non si limitava solo al détournement. Poeti come Lamberto Pignotti sperimentarono con il fumetto per creare vere e proprie microstorie, come nella sua famosa serie di lavori coi francobolli, in cui i balloon e le immagini vengono utilizzati per costruire narrazioni visive e testuali. L’opera Non vi piace forse di Pignotti, ad esempio, rappresenta un dialogo fra immagini che si sviluppa come una piccola storia, rendendo il fumetto non solo un mezzo di sovversione, ma anche un modo per costruire significati complessi attraverso la narrazione visiva.
Un esempio di utilizzo più sofisticato del fumetto è il lavoro di Lucia Marcucci, che utilizza elementi del fumetto per creare poesie visive che funzionano come vere e proprie analisi critiche dell’immagine. L’uso del balloon non è più solo una parte della narrazione, ma diventa uno strumento per smascherare le ambiguità della comunicazione mass-mediatica, come ad esempio nell’opera Ah!. Lucia Marcucci, i cui lavori hanno spesso un’importante componente ideologica, realizza questa poesia quale critica alla società, al potere ed alla comunicazione di massa dominante nel clima degli anni Sessanta, ma soprattutto è manifestazione della sua disapprovazione rispetto al ruolo della donna in famiglia, nel lavoro, nella società.
Il fumetto nella poesia concreta
Mentre la poesia visiva si concentrava sull’uso narrativo del fumetto, la poesia concreta utilizzava il linguaggio fumettistico principalmente come elemento grafico e strutturale. Jean-François Bory, ad esempio, utilizzò parole onomatopeiche come “boom” tratte dai fumetti per creare opere di forte impatto grafico. In queste opere, le lettere e i suoni venivano isolati e utilizzati come componenti visive, non più veicolando un significato linguistico, ma diventando puri segni grafici.
Giovanni Fontana, nella sua serie I racconti del focolare, utilizza suoni onomatopeici come “AHHH” e “OOH!” per costruire immagini complesse, in cui il fumetto diventa parte integrante di una narrazione visiva che si sviluppa attraverso l’interazione tra testo e immagine. In questo caso, il fumetto non è più utilizzato per raccontare una storia, ma come uno strumento di costruzione di immagini poetiche che giocano con la forma e il significato.
Il fumetto come strumento performativo e installativo
L’influenza del fumetto nella poesia sperimentale non si limita alla pagina. Alain Arias-Misson, poeta e performer, ha utilizzato il linguaggio del fumetto nelle sue performance pubbliche, che chiama Public Poems. In queste azioni non autorizzate, Arias-Misson interviene nello spazio pubblico alterando la percezione dell’ambiente attraverso l’uso di cartelloni e balloon ispirati ai fumetti. Questo tipo di azioni si basano sull’idea che il fumetto, con la sua immediatezza e accessibilità, può essere utilizzato per comunicare messaggi complessi e sovversivi in un contesto urbano e politico.
Le installazioni di Arias-Misson, come nel caso dell’opera Proust Public Poem, utilizzano il fumetto per creare situazioni di caos controllato nello spazio urbano, spesso coinvolgendo la polizia come parte integrante della performance. Queste azioni dimostrano come il fumetto, con la sua semplicità e immediatezza, possa essere utilizzato come strumento di intervento politico e sociale.
Il fumetto come opera d’arte
Il linguaggio del fumetto ha trovato spazio anche all’interno del mondo dell’arte, dove artisti come Gianfranco Baruchello hanno utilizzato elementi del fumetto per creare opere che trasfigurano e rarefanno il linguaggio del fumetto fino a renderlo quasi irriconoscibile. Nelle opere di Baruchello, che sono spesso organizzate come delle narrazioni, più o meno complesse, il fumetto si trasforma in una suggestione formale e concettuale, perde le sue componenti più evidenti e caratteristice (baloon, segno definito, etc,), per dare vita al tipico linguaggio pittorico/poetico dell’artista.
Per concludere questa rapida carellata, vorrei tornare al fumetto nella sua oggettualità. Dieter Roth, nel suo lavoro sul fumetto come oggetto materico, ha trasformato i fumetti in opere d’arte attraverso interventi fisici come la perforazione delle pagine. Il fumetto, in questo caso, diventa un materiale artistico che può essere manipolato e trasformato in qualcosa di completamente nuovo.
Conclusione
L’influenza del fumetto nella poesia concreta e visiva dimostra la straordinaria capacità di questo medium di attraversare i confini tra linguaggi artistici, poetici e narrativi. Dalla sua funzione di semplice svago, il fumetto è diventato uno strumento fondamentale