Questo omaggio a Ilse Garnier è costituito da tre piccole fiabe, tre piccoli giochi poetici che rivelano, nella loro apparente semplicità, lo stretto rapporto che lega i due poeti. Uniti fin dagli esordi, assime firmano il Manifesto per una Poesia Nuova, Visiva e Fonetica del 1963, Ilse e Pierre Garnier formano una coppia che condivide, oltre che la vita, la stessa ricerca estetica. Esistono altri due casi, nell’ambito della poesia sperimentale, di una tale insolita condivisione: Anna e Martino Oberto, Emmett Williams e Ann Noel.
Una tale unione, così ricca di intrecci, così feconda e determinante per l’evoluzione della poesia del Novecento, non può essere taciuta ed è quindi giusto rendere omaggio ad Ilse in una mostra dedicata a Pierre, come spesso avviene il contrario.
La Regina Nera, il Piccolo Elefante e la Grande Foresta sono dei piccoli capolavori. MI piace pensare a nonna Ilse che racconta queste tre fiabe ai suoi nipotini, giovani poeti.
I soggetti dei tre “contes” ci portano inevitabilmente in Africa. Ci conducono alle origini. Origine dell’umanità e della poesia.
E’ difficile non percepire come, attraverso queste tre metafore, Ilse ci parli della nuova poesia, della poesia spaziale.
La Grande Foresta, popolata di fantasmi, di spiriti e di giochi leggeri dell’alba, è l’animo umano o forse il suo inconscio dominato dal dubbio della morte.
La Regina Nera, misteriosa madre che custodisce il segreto della vita, della morte e della rinascita, è il linguaggio che permette all’uomo di cavalcare i propri istinti, di esplorarne le profondità, di tessere le figure del mondo e di costruire i propri giardini.
Il Piccolo Elefante, la giovane memoria, è la poesia sperimentale che abbandona la tradizione, per lanciarsi in sogno nello spazio. Novello Narciso, non vede se stesso nello specchio d’acqua, non si lascia irretire dalla soggettività, ma percepisce trasognato un animale meraviglioso ed evanescente. La Poesia Spaziale è questo animale evanescente, che scompare se illuminato dal lume della ragione. Solo nella fiaba, nella reverie, può esistere ed essere colto.
Con questa chiave interpretativa i Tre contes si trasformano in tre piccoli trattati, in tre oniriche dichiarazione poetiche. Con la leggerezza tipica della fiaba Ilse riesce a dirci molto della sua poesia e della sua ricerca. In particolare attraverso la figura del piccolo elefante, questa giovane creatura che si lancia nell’avventura spaziale ed approda, inevitabilmente, su una riva solitaria dove si lascia andare al lamento. Come non leggere in questo l’isolamento che caratterizza ancor oggi la poesia sperimentale?
Dolce nonna Ilse, raccontaci ancora.